Matera, un’attesa lunga 7 anni per la biblioteca dedicata ad Olivetti: ancora non c’è una data di apertura

MATERA – È uno dei progetti rimasti solo su carta: la biblioteca dedicata ad Adriano Olivetti, fortemente voluta da Leonardo Sacco, intellettuale materano, giornalista e scrittore meridionalista, direttore della prestigiosa rivista Basilicata, tra i protagonisti del progetto di Comunità di Adriano Olivetti, e tra gli animatori a partire dagli anni Cinquanta, del dibattito su

“Matera città laboratorio di urbanistica” e sul recupero dei rioni Sassi. Sono trascorsi sette anni dalla sua morte (giugno 2018), e circa tre anni dall’apertura dell’edificio dell’ex sede della delegazione comunale, oggi Urban Center nel Rione Spine Bianche- ristrutturato dal Comune di Matera e consegnato alla città nel 2022- in cui era stata a suo tempo individuata la sede della Biblioteca Olivetti dove custodire, ma soprattutto mettere a disposizione della città e di studiosi, l’ingente patrimonio librario e documentale, tra libri, riviste, scritti, progetti, fotografie, raccolti da Sacco dal 1942 in poi.

Una raccolta di oltre diecimila libri sui temi del meridionalismo, della storia della città, sul movimento olivettiano, sui quartieri e sullo sfollamento dei Sassi. Una biblioteca dedicata a grandi temi del Novecento in Basilicata e in più in generale del Meridione, sui grandi personaggi che ne hanno tracciato le linee teoriche, su Olivetti e il Movimento di Comunità nell’esperienza materana, il ruolo di Carlo Levi nel dibattito politico, e il contributo dato dagli architetti Ludovico Quaroni, Aymonino e De Carlo alla sviluppo urbanistico della città. Andando indietro nel tempo, nel 2012, in occasione dei sessant’anni dalla costruzione del borgo La Martella, il Comune di Matera d’intesa con la Fondazione A.

Olivetti aprì una biblioteca nel borgo sistemandovi una piccola parte delle migliaia di libri di Sacco. Un’esperienza però di breve durata. Nel 2013, questo importante patrimonio culturale fu acquistato dalla Regione Basilicata per la simbolica cifra di 1 euro. Ma da allora nessun passo avanti. Negli anni successivi, fu anche avanzata la proposta di trovare all’interno della Biblioteca provinciale T. Stigliani una sistemazione consona per quei volumi, oggi conservati dall’associazione Adriano Olivetti. Sodalizio nato nel 2008, presidente onorario Sacco e presidente Raffaele Giuralongo, da un gruppo di professionisti, intellettuali, architetti, tra cui Luigi Acito autore, insieme ai soci dell’associazione, del progetto per il recupero di un edificio da destinare a biblioteca che fu consegnato al Comune. Il luogo individuato, racconta Domenico (detto Mimmo) Calbi presidente dell’associazione, in un’intervista alla Gazzetta- era l’edificio dell’ex sede della delegazione comunale oggi l’Urban center del rione Spine Bianche, uno dei tre quartieri di Matera, realizzati negli anni’50 in seguito alla legge speciale 619/52 sul Risanamento dei Sassi. Progettato da un gruppo di architetti guidati da Carlo Aymonino, è considerato ancora oggi un quartiere esemplare sotto il profilo urbanistico e architettonico, su scala nazionale”, che potrebbe essere ulteriormente valorizzato, con l’apertura una biblioteca, di uno spazio di incontro, ma anche di un Museo del quartiere in cui raccontare ai visitatori, l’evoluzione storica di questa parte compiuta della città, dei suoi edifici e dei grandi architetti che l’hanno disegnata”. Il progetto in cui sono presenti anche ricostruzioni grafiche, prevede al piano terra una sala mostre e conferenze, un archivio per la conservazione dei documenti storici, uno spazio per il circolo di quartiere e i servizi e al secondo piano la biblioteca, concepita come un grande open space con tavoli da studio.

A completare il progetto, la chiusura con vetrate continue dell’intero porticato, dove ospitare una Mostra permanente sulla storia della città, sul Novecento, proposto nel 2019, con un’ esposizione di progetti e dei profili professionali degli architetti che hanno disegnato gli spazi e gli edifici, Olivetti incluso, ma mai realizzata. Lo spazio è già allestito. Si potrebbe cominciare dalla catalogazione e digitalizzazione dei testi per salvare dall’usura del tempo l’ingente patrimonio di Sacco.